Il restauro dei Velivoli Storici

di © Ivan Mologni

Per celebrare il prestigioso traguardo delle 50.000 visualizzazioni La voce del Presidente F.C.B.: Blog oltre 50.000 visualizzazioni (anzi 51.000…) ormai giunte, al momento della pubblicazione di questo articolo, a 54.365, desidero presentare una prestigiosa Mostra Fotografica sui “Velivoli Storici” composta da ben 50 opere nel formato 30X40, tenutasi presso la Biblioteca Rionale di Città Alta – Bergamo.

Tale lavoro rappresenta il restauro di “velivoli” da parte del G.A.V.S. – Gruppo Amici Velivoli Storici –  documentato da noi del Foto Club Bergamo. Il collettivo F.C.B., composto da circa 10 associati, ha presentato pubblicamente i cimeli, gli aerei che poi hanno volato presso l’Idroscalo di Milano. Tra tutti spicca il “Caproncino” degli anni ’30 (pezzo da collezione) in servizio come idrovolante: ha volato alla perfezione, come da noi di seguito documentato. Il Velivolo è stato prodotto dalla Caproni Aeronautica Bergamasca,  azienda aeronautica italiana, attiva tra il 1920 e i primi anni del Secondo Dopoguerra.

A questa storica società sono particolarmente legato: mio nonno Mandelli Camillo ha lavorato alla Caproni Aeronautica Bergamasca in qualità di Capo Reparto e disegnatore meccanico degli aerei, mentre la moglie – quindi mia nonna – Donati Elisa, sempre alla Caproni, si occupava della colorazione e mimetizzazione degli aerei impiegati durante il conflitto mondiale. Grazie alla fotografia analogica che mi ha permesso di ricordare due familiari a cui sono molto legato! Di seguito una foto storica della mia famiglia:

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foto grande: i nonni materni Elisa Donati e Claudio Mandelli
foto a sx: mia nonna – Elisa Donati – a 20 anni. Fotografia eseguita in studio da “Fotografia Moderna” – via XX settambre 47 nel 1917 a Bergamo
Foto a dx: famiglia Mandelli. da sx: Camillo Mandelli (N. 1894 – M. 1958), Elisa Donati (N. 1897 – M. 1988), mio zio Umberto, mia madre Dina e mia zia Renata. Foto “Arrigoni” – già “Taramelli” nel 1938 – via T.Tasso 22, Bergamo

Ritornando a noi, gli appassionati di volo, con successi e riconoscimenti, hanno voluto renderci partecipi attivi. La mostra ha riscontrato un notevole successo di visitatori, rendendoci orgogliosi per quanto documentato fotograficamente e stampato in Camera Obscura, anche con viraggi parziali sul fotogramma. La mostra è disponibile per essere, ancora oggi, ripetuta; siamo sicuri che gli appassionati di allora e di oggi non mancheranno all’esposizione: la bellezza e la sorpresa contribuiranno ad attirare sempre più appassionati, sia nella fotografia che verso gli aerei storici che, ancora oggi, si esibiscono nei raduni.

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Il G.A.V.S. – Gruppo Amici Velivoli Storici:

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Dati tecnici:

  • macchine fotografiche analogiche meccaniche marche CANON, CONTAX, NIKON, OLYMPUS, PENTAX;
  • tutte le stampe sono state eseguite dagli autori in Camera Obscura, con sviluppo del negativo e stampe opache baritate, con interventi parziali di viraggio in seppia su particolari del restauro degli aerei.

 

“F.C.B.: La passione …. si vede!”

Notturno e le mura veneziane

USCITA DI INSEGNAMENTO DIDATTICO CON ASSOCIATI E ALLIEVI DEL FOTOCLUB BERGAMO.
Il tema scelto “Notturno e le mura veneziane”.

Come si evidenzia nelle foto, eseguite dal gruppo, visioni con treppiedi robusti e posa “B” con tempi di alcuni secondi e diaframmi piuttosto chiusi, a F8 e/o F11. La pellicola per diapositive Kodak E100, ISO100. Processo di sviluppo in E6.
Alcuni dei creativi FCB hanno aggiunto anche un filtro “Star 4” Ogni punto luce una stella come si evince.

Un’uscita interessante con le nostre gloriose: Contax, Nikon, Olympus, Zeiss. Una serata divertente con obiettivi che spaziavano dal 24 al 135mm. Un omaggio che gli associati FCB dedicano alle proprie Mura da poco tempo riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Bene cosi, pronti alle nuove uscite di ottobre 2019 con altri altrettanti temi da interpretare artisticamente.
Arch. Ivan Mologni

Il Club segnala…

Questo mese il Club segnala a tutti gli appassionati due bellissime riviste, in vendita nelle edicole, che riportano molti articoli interessantissimi; tra questi, la storia e le immagini del marchio più venduto al mondo, la storia e l’utilizzo del “medio formato” e del collodio umido (che saranno oggetto prossimamente di discussione e sperimentazioni presso il nostro Club). Buona lettura!


Le interviste del Fotoclub Bergamo – I nostri soci

Il tuo nome: Tiziano Nava
Quando ti è nata la passione per la fotografia?
Ho iniziato con mio padre ma la passione vera e propria l’ho avuta quando sono andato ad aiutare un amico fotografo nel paese vicino.
Quando fotografi, prediligi temi, ambienti, particolari?
Amo fotografare i particolari anche nei paesaggi; fotografo volentieri persone sia in posa che in strada, mi piace sperimentare.
In due battute, perché “analogico” oggi:
Sviluppare le pellicole e stampare fotografie è un’esperienza che mi rende partecipe a tutte le fasi, della ricerca del soggetto alla visione del lavoro finito; è molto gratificante per me.
“Frequenti” la camera oscura?
Ho una camera oscura e quando posso ci vado volentieri.
Le tue pellicole preferite?
Uso in maggioranza pellicole ILFORD. Ma quando le trovo uso anche ROLLEI.
Stima quanti fotogrammi hai archiviato negli anni
Solo in bianco e nero circa 400 fotogrammi mentre a colori tra diapositive e fotografie circa 1000 negativi.
Esegui anche la scansione digitale dei tuoi negativi?
Solo per il colore essendo obbligato.
L’obiettivo che preferisci o che usi di più
Di solito uso il 50 mm e in alternativa il 28 mm; quando uso NIKON ho il 28-135 mm.
La macchina che ami in particolare e perché:
La NIKON è quella che uso con più frequenza ma uso anche altre macchine come la ZENIT oppure la YASHlCA 124 MAT BIOTIICA per il formato 6×6. Sono le macchine che ho in dotazione in questo momento.
I tuoi autori preferiti e perché
Ho sempre amato la fotografia di Hamilton per l’uso dell’effetto flou che mi intriga molto e Hansel Adams.
… e invece, qualcuno o qualcosa che non ami?
Penso che ogni grande fotografo abbia nel suo archivio fotografie ottime e fotografie normali che non si possono considerare dei capolavori.
Fai anche foto digitali o consulti sulla rete siti dedicati alla fotografia?
Sì, nei viaggi.
In due parole perché sì o perché no
Quando viaggio per questione di poco tempo a disposizione e anche per contenere i costi ma ci tengo a dire che ho sempre con me la mia macchina analogica per il bianco e nero.
Da quanto tempo fai parte del nostro sodalizio?
E’ dal 2010 che faccio parte del Club e ne sono fiero. Ho imparato molto stando con i soci e ancora oggi traggo da loro ispirazione per nuove esperienze e vorrei che fossimo di più; siamo pochi ma ottimi.
Cosa ti spinge a frequentare oggi un circolo fotografico nell’epoca di internet?
Fotografare oggi con pellicola può sembrare antico/vetusto ma penso che sia come la musica classica scritta molto tempo fa ma sempre attualissima e si presta ad interpretazioni sempre nuove e innovative.
Grazie mille ……… e … tanti scatti!!!

Una particolare Nikkormat !

NikkormatE’ risaputo che negli anni ’60 e ’70 molti grandi reporter avevano adottato le fotocamere Nikon per i loro servizi; e le “sorelline” Nikkormat (prodotte dal 1965 al 1967, 10 anni prima dei modelli FT), proprio per la loro maneggevolezza, erano anche nelle borse di tanti comuni cittadini o negli zaini di militari appassionati di fotografia. E parecchie di queste, che ricordiamo essere rigorosamente meccaniche, furono usate anche durante la guerra in Vietnam pronte anche a documentare azioni di guerra.
Per noi, appassionati collezionisti, è stata una grande sorpresa ritrovare in un mercatino della Lombardia una di quelle gloriose macchine “da battaglia”: una Nikkormat rinvenuta colà in un campo dopo che erano avvenuti cruenti scontri. A detta del venditore, non si è mai saputo a chi fosse appartenuta ma sicuramente tantissimi sono stati i passaggi di mano prima di finire a far bella mostra di sé nelle nostre vetrine. Sul suo corpo sono evidenti i segni di una lunga storia e di dure vicissitudini: è molto segnata da bruciature e ammaccature, ha perso completamente la verniciatura nera originale, segno evidente di una esposizione a un forte calore, ma, nonostante ciò, è ancora perfettamente funzionante. Non vi può essere migliore testimonianza del fatto che le macchine e le meccaniche di quegli anni erano costruite per resistere nel tempo e per superare le più dure prove e maltrattamenti!!

nikkormat viet b

Nikkormat, un nome nella storia delle reflex

Gli anni Sessanta hanno visto il prevalere dei sistemi reflex su quelli a telemetro grazie ai progressi della tecnologia ottica che permise l’abbattimento dei costi e le industrie giapponesi furono in grado di rendere accessibili ad un ampio pubblico i loro sistemi grazie ai prezzi molto competitivi. Un notevole impulso alla diffusione dei corredi reflex venne dato dall’avvento della Nikon F (1959), che segnò un vero e proprio spartiacque nel mondo dell’industria fotografica. La solida e professionale reflex Nikon, in parte derivata dalla Nikon SP a telemetro, fu un notevole successo di vendite e ancora oggi, a mezzo secolo di distanza, se ne vedono in giro, perfettamente funzionanti, anche perché è stata costruita in circa un milione di esemplari. Dopo anni di fotocamere a telemetro più o meno ricopiate dalle varie Contax e Leica, la prima reflex Nikon ha proiettato in maniera irreversibile il marchio nel mondo della fotografia professionale per le doti di affidabilità e robustezza, imponendosi per molti anni e diventando la “classica” di molti fotoreporter di successo.
La metà degli anni ‘60 segnò anche l’inizio del predominio giapponese anche in campo amatoriale. Le Nikkormat, reflex leggere ma di qualità, furono per ben 12 anni, a partire dal ‘65, anno del debutto con la Nikomat FT, le reflex “mid-class” per eccellenza.
Il declino dell’industria fotografica tedesca, di cui la Leica fu l’unica superstite, fu dovuto alla non nascita di reflex tedesche, qualitative, complete e a prezzi ragionevoli.
Nikkormat EL 1972
Con la EL l’automazione è il tuo servo non il tuo padrone. Alla base del progetto Nikkormat EL, c’è un circuito integrato sviluppato dalla Nikon stessa, che controlla l’esposizione automatica una volta impostato il diaframma; il circuito in base alla luce rilevata dalla cellula dell’esposimetro, imposta il tempo di scatto. Questo componente elettronico controlla anche i tempi dell’otturatore elettromagnetico, che risultano virtualmente esatti e comportano valori esposizione EV estremamente precisi e con delle tolleranze talmente ristrette da essere rilevabili solo strumentalmente.
È possibile ignorare il sistema automatico ogni volta che si desidera ed esercitare il controllo manuale in base alle proprie idee artistiche. Quando si desidera lavorare in manuale, per avere una corretta esposizione in funzione del tempo prescelto, si varia il diaframma (o viceversa) per portare nel mirino l’ago mobile nella zona verde. Il “problema” delle fotocamere a controllo elettronico era ,ed è tutt’ora, la dipendenza dalle batterie, ma anche senza batterie la EL potrà lavorare ricordando la limitazione meccanica del tempo a 1/90. Sulla Nikkormat EL, il selettore dei tempi (da 4 a 1/1000sec) in posizione A attiva l’automatico a priorità diaframma, su B per la posa, su flash imposta 1/125.
La levetta dell’autoscatto, sul frontale alla sinistra dell’obiettivo, se premuta verso l’obiettivo stesso, attiva in automatico il blocco esposizione. Sulla parte sinistra della calotta, coassiale al manettino di riavvolgimento pellicola, c’è il selettore delle sensibilità pellicola (da 12 a 3200 ASA) e la compensazione esposizione di +/- 2 stop.
Sembra incredibile, ma queste sono le principali caratteristiche di una reflex apparsa più di 40 anni fa e ci si rende conto così da dove sono partite le reflex (anche digitali) di oggi: le Nikkormat sono il DNA della fotografia moderna.