Effetti “speciali”: il Viraggio

Aver pubblicato recentemente delle foto storiche, riporta alla mente un particolare effetto presente su di esse.
Il viraggio è un procedimento chimico che conferisce alla stampa fotografica una particolare tonalità, grazie a bagni appositi; il viraggio, molto usato fino all’inizio del ‘900, aveva originariamente la sola funzione di garantire una migliore conservazione e stabilità nel tempo all’immagine stampata.
Il principio di funzionamento del viraggio è molto semplice: l’argento contenuto nella stampa, non essendo un metallo nobile, tende ad alterarsi per la presenza nell’atmosfera di idrogeno solfato, trasformandosi in solfuro d’argento (di colore scuro); come un qualsiasi oggetto di argento lasciato all’aria aperta, che nel giro anche di poco tempo, diventa sporco con zone marroncine, anche sulle fotografie, per quanto siano stampate correttamente, nel tempo si creeranno delle macchie, in particolare nelle parti più chiare delle foto. Un tipo di viraggio realizza anticipatamente quella reazione chimica di trasformazione dell’argento in solfuro d’argento sull’intera fotografia evitando che il tempo effettui la reazione chimica solo su alcune parti della stessa.
Il procedimento del viraggio fu usato anche in cinematografia ai tempi del muto ma la tecnica venne abbandonata alla fine degli anni venti poiché pregiudicava la resa del sonoro.
Il viraggio è oggi usato in particolare per ottenere particolari effetti estetici. Il più diffuso e noto è il viraggio seppia, usato per dare all’immagine un sapore “d’epoca”, ma esistono vari tipi di viraggi dipendenti dalle sostanze usate: viraggio al selenio e all’oro (tra i più diffusi nella fine-art), ai ferrocianuri (cadmio, cobalto, ferro, nichel, rame, titanio, uranile), e al platino.
Il viraggio può essere compiuto alla luce diurna con qualsiasi stampa in b/n che sia stata ben trattata e lavata perché, sia che si parli di viraggio di intonazione che di conservazione, vi è, comunque, sempre la necessità che la stampa di partenza sia fissata e lavata a regola d’arte.
Il normale procedimento consiste in due bagni successivi: prima lo “sbianca”, che prepara al bagno successivo (è simile all’indebolitore di Farmer, ma molto più concentrato) e poi la “solfurazione”, con cui lo zolfo si fissa all’argento metallico, dando un’intonazione bruno-marroncina.
I metodi variano a seconda dei corredi. Si può consigliare per esempio il corredo Ornano, composto da due buste:
– la busta n.1 contiene il composto chimico da diluire in un rapporto 1-35, 1-40 che serve per schiarire l’immagine nel primo bagno (“sbianca”). Normalmente si utilizza del ferrocianuro di potassio (10 gr/per litro) unito a del bromuro di potassio (25gr/per litro). La soluzione potrebbe essere usata più volte poiché non subisce un vero processo di invecchiamento.
– la busta n.2 contiene il composto chimico da diluire in un rapporto 1-10/1-15 di solfuro di sodio (1 litro di acqua, 10-15gr di solfuro di sodio) che serve per variare l’intonazione (che può essere seppia, blu, rossa, verde o arancio).
La stampa prenderà l’intonazione scelta immergendola sbiancata nel bagno di viraggio fino all’intonazione desiderata. Variando le diluizioni, sia nello “sbianca” che nella “solfurazione”, si può modificare la profondità del viraggio: una diluizione maggiore dello sbianca permetterà di sbiancare “di meno” la stampa iniziale facendo in modo che il secondo bagno agisca, producendo l’effetto seppia, solo sui colori più tenui senza modificare quelli più scuri; quando la colorazione è molto lieve si parlerà più propriamente di “variazione di intonazione” anziché “viraggio”.
Esiste la possibilità di preparare un terzo bagno, un anti-sbianca, detto anche riducente, il cui scopo è di contrastare lo sbianca, nel caso questo risultasse eccessivo. La sua preparazione è semplice: serve la soluzione di sviluppo per carte fotografiche con una diluizione in acqua pari a 1-1 o 1-2.
La fotografia, tolta dal bagno, deve essere poi solo correttamente essiccata.