In escursione tra le vette della Valle d’Aosta

di © Riccardo Scuderi

Proseguendo con le mie escursioni in alta quota (v. artt. Valle d’Aosta: le cascate di Lillaz ; Un’escursione a due passi da Aosta: quota “B.P.” ; Valle d’Aosta in Bianco e Nero ) riporto una serie di scatti dell’ultima fatta in Valsavarenche – Parco Nazionale del gran Paradiso – nei pressi del Rifugio Chabod a circa 2.700 mt slm, durante la scorsa Epifania.

Purtroppo la neve, anche se dalle foto può apparire abbondante, non lo era affatto a causa di un inverno atipico a particolarmente caldo: le prime distese bianche le ho incontrate non prima dei 2.200 – 2.300 mt..

Ovviamente, in questo caso, l’attrezzatura fotografica deve essere minimal e, se possibile, dotata di autofocus, viste le pendenze da cui si è costretti a fotografare, spesso in equilibrio precario. Pertanto la compatta e leggera Ricoh 35 R settata in modalità “auto” mi è stata di sicuro aiuto. La pellicola utilizzata è una Ilford HP5, sviluppata con i chimici proprietari.

Fotoclub Bergamo: proiettato ad altezze siderali!!

Un’escursione a due passi da Aosta: quota “B.P.”

di © Riccardo Scuderi

E’ proprio vero: ogni angolo della Valle d’Aosta nasconde un paesaggio, una storia e un’emozione inaspettata.

A pochi chilometri da Aosta, mi sono imbattuto in un luogo di grandissimo valore archeologico e paesaggistico, la Riserva naturale Tsatelet, meglio conosciuta come “Quota B.P.”, in ricordo del Generale inglese Robert Stephenson Smyth Baden-Powell che, nel 1907, fondò il movimento dei Boy Scout.

La riserva domina da una collina la piana di Aosta, alla confluenza delle valli del torrente Buthier e della Dora Baltea, fino a 10 mila anni fa percorse dai ghiacciai.

Dalla sommità della Quota B.P. si ipotizza la presenza di una tomba di epoca salassa: nel tardo neolitico infatti, intorno al 3000 a.C., proprio in questi luoghi, è stata ricostruita la presenza del primo insediamento umano della zona.

Per l’occasione (e per fortuna!) avevo con me l’ammiraglia: la Hasselblad 500 CM, caricata con un rullino Rollei Superpan 200 Iso. Erano già le 17 inoltrate e la luce cominciava a scarseggiare… Devo dire che il medio formato da questo punto di vista è imbattibile: ho tarato il tempo di scatto “di sicurezza” a 1/125 ed il diaframma ad f/4, riuscendo a portare a casa degli scatti, per me, più che soddisfacenti, nonostante la pellicola non fosse particolarmente luminosa!

Ovviamente la sera (o per meglio dire la notte…) subito in Camera Obscura a sviluppare l’agognato rullino! Questa volta ho utilizzato come rivelatore lo storico ed intramontabile Kodak D76 che è stato ampiamente all’altezza delle aspettative.

Medio Formato: qualità senza compromessi!”

Valle d’Aosta: le cascate di Lillaz

di @ Riccardo Scuderi

Le cascate di Lillaz si trovano in Valle d’Aosta nel comune di Cogne e sono generate dai salti che l’acqua del torrente Urtier percorre scendendo a valle, attraverso profondi affranti di rocce che cadono a picco.

Durante la scorsa torrida estate ho trovato refrigerio grazie a questa piacevole escursione di non più di un’ora dove, risalendo il torrente, si possono ammirare  tre diversi livelli di questi incredibili “salti d’acqua” che formano le cascate. Il tutto alle porte dello splendido Parco del gran Paradiso che ci offre uno sguardo proprio su uno dei “Quattromila” della Valle D’Aosta, il monte Gran Paradiso per l’appunto.

Per l’occasione, la macchina fotografica usata è stata la leggerissima e affidabile Ricoh 35 R (ne parlo nei seguenti articoli: Sculture mitologiche alla Cattedrale di Noto (SR); Ricordi d’estate 2021…Valle d’Aosta in Bianco e Nero) che ha permesso di muovermi in assoluta libertà e senza carichi eccessivi. La pellicola utilizzata è la Ilford HP5, successivamente sviluppata con chimici Ilford in diluizione 1 + 9.

L’escursione perfetta: scarponi, zaino e… macchina analogica!

Valle d’Aosta in Bianco e Nero

di © Riccardo Scuderi

Questa estate ho avuto nuovamente occasione di fare qualche piacevole escursione tra le vette aostane. In questo caso propongo scatti montani in bianco e nero della Val Ferret – Courmayeur ai piedi del Monte Bianco, il “Re delle Alpi”.
Ad accompagnarmi la sempre affidabile e leggera Ricoh 35R (vedi articoli Ricordi d’estate 2021… ; Sculture mitologiche alla Cattedrale di Noto (SR)) e qualche rullino Ilford FP4, successivamente sviluppato con chimici sempre Ilford e diluizione 1 + 9.

“Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta, se devi spiegarla vuol dire che non è venuta bene”
(Ansel Adams)

Il Chiostro di San Pietro e Sant’Orso ad Aosta

di © Riccardo Scuderi

Proseguendo con la scoperta di Aosta (v. art. Aosta… la Roma delle Alpi: il Teatro Romano; Valle d’Aosta… terra di Castelli), lo scorso fine settimana, approfittando tra l’altro di una splendida giornata, ho avuto modo di visitare la chiesa di S.Orso e, soprattutto, il chiostro, un vero e proprio gioiello del complesso monumentale di Sant’Orso, cui si accede da un androne aperto sulla destra della facciata.

L’originario impianto romanico, risalente al 1132, è caratterizzato da bellissimi capitelli, scolpiti in marmo ma rivestiti già in tempi antichi di vernice scura, che raffigurano mirabilmente scene simboliche del Nuovo e Vecchio Testamento, della vita di Sant’Orso, di personaggi e animali fantastici con numerosi elementi decorativi. Sono considerati fra le più alte espressioni della scultura romanica religiosa.

Il sole ancora relativamente basso mi ha permesso di enfatizzare la struttura grazie al gioco di luci ed ombre proiettati dalle colonne. La pellicola Kodak TMAX 400 unita alla Leicaflex SL2 ed all’obiettivo Leitz Summicron 50mm F/2 hanno fatto il resto.

Per lo sviluppo dei negativi ho utilizzato il chimico Kodak D-76 (“puro”, quindi non diluito con acqua allo scopo di ottimizzare il risultato) a 20 °C, per 8′ con agitazione di 5” ogni 30”.

F.C.B.: LA FOTOGRAFIA ANALOGICA A TESTIMONIANZA DELLA STORIA

Street Photography con il 135mm? Si può!

di © Riccardo Scuderi

Se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei abbastanza vicino, questo era il mantraRobert Capa, il mitico reporter di guerra (v. artt. I famosi “provini a contatto” della Magnum; LEICA nella storia e non solo…; Gli insegnamenti dei Grandi Fotografi).

Il bello dell’arte fotografica, però, è che ti permette di infrangere volutamente le regole per provare nuove esperienze di scatto.

Ecco perché, durante un’uscita fotografica ad Aosta senza una meta precisa, ho deciso di portarmi come corredo solo l’obiettivo Leica Elmarit R 135mm f/2.8, montato sulla Leicaflex SL2: devo dire che è una focale molto accattivante che ti apre ad un modo diverso di fotografare, costringendo a focalizzarti sui particolari, “giocando” con lo splendido sfocato che questa lente sa offrire. E’ un modo di fare “fotografia di strada” (o di paesaggio) diverso dai canoni tradizionali ma, secondo me, altrettanto valido e stimolante!

Dati tecnici di sviluppo:

  • pellicola: Kodak TMAX 400 Professional
  • Sviluppo: Rivelatore Kodak D-76, utilizzato senza diluizione per 8 minuti a 20 °C; 5” di agitazione ogni 30”

“F.C.B.: un bravo Fotografo è colui che sa infrangere le regole!”

Aosta… la Roma delle Alpi: il Teatro Romano

di © Riccardo Scuderi

Ho già avuto modo di parlare di Aosta nel precedente articolo Valle d’Aosta… terra di Castelli, ma in questo articolo intendo soffermarmi su uno dei monumenti più significativi di questo piccolo Capoluogo di Regione, uno dei simboli più importanti della “Roma delle Alpi”: i resti del Teatro Romano.

La sola facciata attualmente visibile è quella meridionale, alta ben 22 metri, caratterizzata da una serie di contrafforti e di arcate ed alleggerita da tre ordini sovrapposti di finestre di varia forma e dimensione.
Ben individuabili sono pure le gradinate ad emiciclo che ospitavano gli spettatori (cavea), l’orchestra (il cui raggio è di 10 metri), ed il muro di scena (ora ridotto alle sole fondamenta) che un tempo si innalzava col suo ricco prospetto ornato di colonne, di marmi e di statue.
Si è calcolato che il Teatro potesse contenere tre o quattromila spettatori. Addirittura alcuni studiosi ritengono che un tempo fosse dotato di copertura fissa.

Le foto che ho il piacere di condividere sono state scattate con la fedele Leicaflex SL2 munita di un obiettivo grandangolare 24mm, indispensabile per evidenziare l’imponenza dell’intera struttura. Inoltre la giornata particolarmente soleggiata ed il sole ad “ore 12”, quindi con ombre particolarmente “dure”, hanno esaltato la texture della struttura

La pellicola usata è una Fujifilm Acros 100 Iso, sviluppata con chimici IlFord.

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“Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.”
(Henri Cartier-Bresson)

Valle d’Aosta… terra di Castelli

di © Riccardo Scuderi

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E’ proprio vero: il coronavirus ha cambiato – e continuerà a condizionare ancora per molto – la nostra vita e, di riflesso, la nostra passione per la fotografia analogica.

Tempo fa anticipai al Presidente del Foto Club Bergamo, Ivan Mologni, un mio ambizioso progetto: fotografare tutti i castelli, le fortificazioni ed i borghi medioevali della Valle d’Aosta, dove ho la fortuna di lavorare. Da un primo studio dovrebbero essere più di 50!

L’idea è quella di sviluppare e stampare in formato 30X40, rigorosamente in bianco e nero, utilizzando la mia fedele Leicaflex SL2, corredata dal 50mm Leica  R Summicron f/2 e dal 135mm Leica R Elmarit f/2.8 a cui dovrebbe aggiungersi uno splendido 24mm Leica Elmarit f/2.8 in dotazione al Foto Club e che chiederò in noleggio (Caro Ivan preparati…).

Ho un grande desiderio di realizzare questo impegnativo progetto e spero, come dice sempre il nostro Presidente, che anche gli altri componenti del Foto Club Bergamo possano collaborare e dare ciascuno il proprio contributo artistico, storico e culturale.

FOTOCLUB BERGAMO: PER NOI LA FOTOGRAFIA E’ SOLIDARIETA’!

In attesa che arrivino tempi migliori, vi anticipo una serie di fotografie relative ad alcune fortificazioni della città di Aosta, scattate con la sempre presente Rollei 35 S.

Cari Saluti

 

” La nostra missione è la Fotografia Tradizionale”