di © Ivan Mologni

di © Ivan Mologni
Anche il 2017 si è concluso. Un anno intenso cha ha visto il nostro sodalizio sempre attivo con tante belle iniziative interne e divulgative, dedicate alla nostra passione per la fotografia con la pellicola.
Un anno in cui abbiamo conosciuto tanti nuovi amici, anche di paesi lontani e nuovi gruppi che con i loro lusinghieri apprezzamenti ci hanno semplicemente galvanizzato.
Tuttavia in questa entusiasmate situazione, dove la fotografia tradizionale, in grande e rinnovata affermazione, si conferma essere sempre più appannaggio di una importante giovane élite cui, di fatto, è consegnato lo spirito e l’arte del disegnare con la luce, non possiamo ignorare la contemporanea definitiva espansione della cosiddetta fotografia digitale, nel pieno dei suoi dirompenti effetti.
Non ci siamo mai occupati di statistiche, e non seguiamo le indagini di mercato dei vari esegeti che pontificano da anni sui forum e sulle superstiti riviste specializzate.
Il nostro pensiero è sostenuto dal fatto che forse, per la prima volta, durante questa stagione estiva, che ha visto, più che negli anni passati, convogliati nelle nostre città d’arte e nelle nostre lande montane e marine, centinaia di migliaia di “fotografi” da tutto il mondo, si è potuto costatare il definitivo tramonto della macchina fotografica, che a cento cinquant’anni dalla sua invenzione e solo a tre lustri dall’irruzione della nuova tecnologia digitale, lascia irrimediabilmente il posto al più gretto uso di “smartphone” in sua vece.
Infatti, ben poche sembrerebbero le reflex – la “macchina” per antonomasia – che abbiamo potuto vedere a tracolla nella stagione estiva trascorsa.
Va detto però, che il declino dell’apparecchio tradizionale, era già iniziato anni fa, quando le ultime raffinate macchine analogiche, fino allora necessariamente in mano a professionisti e appassionati preparati, erano scalzate dalla “digitale” che, compatta o ingombrante che fosse, visto i prodigiosi e imperscrutabili automatismi intrinseci, permetteva molto più democraticamente a chiunque di ottenere immagini “passabili”, finendo per lo più ad adornare i decolté di mogli e fidanzate: primissime staffette dello scatto compulsivo.
Tra non molto, pur in presenza di miliardi di scatti fotografici come non se n’erano mai visti prima, registreremo la fine della fotografia, per lo meno per come l’abbiamo sempre concepita e non solo quella analogica; con buona pace di nativi o immigrati digitali di nuova o tardiva fede!
E’ con la scena grottesca delle braccia alzate con il “tablet” sopra la folla, o quella dell’ineffabile telefonino sul tavolo, sempre pronto a immortalare tutto e tutti; o di milioni di “selfie” tutti uguali con la loro lingua fuori o le labbra arricciate e l’occhio stupido che si compie lo sconsolante paradigma.
Vedete, non solo per l’insulsaggine dei soggetti o dei nuovi tic di massa, ma soprattutto per gli effetti della pervadente digitalizzazione che “virtualizza” rendendola superflua e inutile l’esperienza che è alla base di ogni espressione artistica, con il risultato della più desolante omologazione.
Andate e osservate con distacco le immagini esposte in qualche concorso fotografico e ve ne renderete conto!
Se ci pensiamo bene, fino a che la macchina fotografica è stata uno strumento (meccanico) essenziale, semplice estensione della nostra sensibilità, l’immagine registrata sulla pellicola era, bene o male, l’onesto frutto dell’esperienza e dell’attitudine acquisita.
Le “digitali” infatti, hanno dovuto rincorrere la forma esteriore, il formato (il Leica 35 mm) delle “analogiche” e finanche le modalità funzionali con tanto di manopole e bottoni, assolutamente fittizi, tanto pleonastici quanto, dal punto di vista del marketing necessari, per lasciare al fotografo un residuale illusorio intervento nello scatto. Poco importa se il risultato potrà essere immediatamente visualizzato, eliminato, oppure completamente stravolto, mediante una disinvolta manipolazione al computer.
Un percorso segnato.
La natura faustiana e depauperante della tecnologia digitale, presenta inesorabilmente la cambiale all’incasso, facendo tabula rasa di nobili sentimenti, illusioni e nostalgie e con essi anche di tutte le competenze tecniche e le capacità acquisite.
I soloni che avevano celebrato in preda a dionisiaca euforia i primi vagiti della nuova era, gettando alle ortiche un tesoro di passione e tecnica, sentenziando altezzosi e saccenti la morte della pellicola e proclamando una nuova aurora illuminata da milioni e milioni di pixel, oggi possono fare un esame di coscienza e forse ripensarsi.
Ora, è evidente che se la nostra memoria e il nostro cuore sono consegnati al Grande Fratello in una “nuvola digitale” tramite “l’Iphone”, il computer o l’ultima fotocamera “pensante e parlante”, l’arte fotografica e i suoi valori potranno continuare a vivere solamente presso l’artefice che li avrà saputi custodire, esercitare e trasmettere, facendoli ri-scoprire a quei giovani “scapigliati” non ancora omologati ai dettami deleteri di questo sistema.
E noi, che non abbiamo mai abbandonato la tecnica argentica, espressione di una visione tradizionale e reale, quindi analogica, del pensare e dell’agire, cosa possiamo fare?
Beh, non abbiamo dubbi, proponiamo una buona dotazione di rullini – più se ne hanno più viene voglia di usarli – metterne un paio nella borsa; caricare una bella analogica, magari completamente manuale – priva di “aiutini” di sorta – e: azione! ..Con questo bel cielo terso, tra la gente in città, o solitari nei boschi o nei campi cristallizzati dall’aria frizzante di questo insolito gennaio.
……… Finché c’è pellicola c’è speranza!
Buon 2018 e tanti buoni click a tutti!!
Oliviero Gotti – FCB
Lentamente, ma sempre più frequentemente, anche la stampa non specializzata prende nota e riporta con vari titoli nei propri articoli l’esistenza di quella insostituibile realtà che è la nostra, cara fotografia analogica.
Lo hanno ben capito le ditte produttrici di pellicole che continuano a produrne vari e sempre nuovi tipi. Per tutti gli appassionati, estratto dall’almanacco di Fotografare – Estate 2017, riportiamo perciò di seguito tutti i tipi di pellicola disponibili in commercio e che si possono acquistare nei migliori negozi di articoli fotografici.
ROCHESTER, N.Y. e Las Vegas – 5 Gennaio 2017 – Kodak Alaris ha annunciato al C.E.S. 2017 che tornerà a produrre l’iconica Reversal Film KODAK PROFESSIONAL EKTACHROME a colori per la fotografia professionale e amatoriale. La nuova pellicola EKTACHROME, che supporterà i formati fotocamera 135-36x, sarà disponibile nel quarto trimestre del 2017.
KODAK PROFESSIONAL EKTACHROME, con il suo look distintivo, è stata la scelta per generazioni di fotografi prima che la produzione fosse interrotta nel 2012. Il film, noto per la sua grana estremamente fine, i colori puliti, grandi toni e contrasti, era diventato un’icona anche per il largo uso di questa pellicola diapositiva da parte del National Geographic Magazine nell’arco di diversi decenni e, ora, la rinascita della popolarità della fotografia analogica ha creato la domanda di vecchi e nuovi prodotti simili.
Le vendite di pellicole fotografiche professionali sono state in costante aumento nel corso degli ultimi anni e con professionisti e appassionati sempre più desiderosi di riscoprire il controllo artistico offerto da processi manuali e la soddisfazione creativa di un prodotto finale fisico…
Leggi l’intero comunicato sul sito della Kodak, cliccando su questo link EKTACHROME
Il 2017 è iniziato benissimo, con questa ottima notizia!
Analogico alla riscossa!! Chissà perché la notizia non ci sorprende più di tanto… forse perché da tanto tempo sosteniamo l’unicità e le particolarità del lavoro in analogico e il riconoscimento da parte di grandi professionisti dell’immagine è solo una conferma in più del nostro, da sempre, modo di pensare.
Si trova in rete, a questo link, un articolo della rivista globale “Business of Fashion”, che è il magazine di riferimento internazionale della vasta rete imprenditoriale nel mondo della Moda; è un articolo che potrebbe essere ritenuto “clamoroso”… pubblicato la scorsa estate, testimonia, attraverso il parere di autorevoli guru, la tendenza in atto, sempre più diffusa, dell’utilizzo entusiastico della pellicola da parte dei giovani professionisti nella fotografia di Moda.
– Il sottotitolo : Fotografi di Moda: Ritorna la pellicola. In un’epoca di immagini digitali onnipresenti, diversi fotografi di moda, emergenti ma già in rapida affermazione, hanno utilizzato per le loro riprese la pellicola analogica e ciò per differenziare il loro lavoro, recuperare il controllo del loro mestiere e trovare un ritmo più umano.
– alcune considerazioni all’interno del lungo articolo: – “La moda riscopre la possibilità e la qualità della fotografia a pellicola…”; – “La fotografia digitale è più nitida e più pulita, cattura un sacco di informazioni, ma è fredda; la pellicola dà meno informazioni ma più emozioni. E che cosa ci sta a cuore, informazioni o emozione? Abbiamo a cuore l’emozione. Si può piangere guardando un provino a contatto…”; – “…c’è un appello ribelle che vuol costringere le cose a rallentare; la pellicola aiuta a mantenere la creazione di immagini a un ritmo più umano, che è una parte integrante delle immagini”; – “…giovani fotografi sono riusciti a sviluppare un proprio punto di vista e ciò può capitare solo lavorando con la pellicola”.
Un articolo veramente interessante, di cui suggeriamo la lettura, e che fa riflettere sul nostro impegno che ben si riflette nelle illuminanti parole di Gustav Mahler: “Tradizione significa conservare acceso un fuoco, non adorare le ceneri“.
Rolley, Hasselblad, Pentax, Yashica, Contax ecc. tutte le maggiori case produttrici hanno nei loro cataloghi delle fotocamere che utilizzano pellicole di Formato 6×6 ed alcune sono diventate veramente “mitiche”.
Il Formato 6×6 (quadrato) si adatta particolarmente al potere di copertura dell’obiettivo. Ogni obiettivo fornisce per sua natura un campo di copertura circolare e un quadrato copre pertanto la superficie di questo cerchio in modo ottimale. Il Formato 6×6 (espresso in centimetri) offre indubbi vantaggi in merito alla qualità finale dell’immagine. Basti pensare che per un Formato 24×36 (detto anche 35, ma, in questo caso, sono millimetri) per fornire una copia stampata di 24×30 (circa il normale A4) deve essere ingrandito di 10 volte; per un negativo 6×6 sarà invece sufficiente un ingrandimento di 5 volte (lineari). Otterremo così una più alta definizione dei particolari dell’immagine anche con maggiori ingrandimenti grazie anche al fatto che potremo utilizzare pellicole con più alta sensibilità Iso e sarà più contenuta l’influenza della grana del negativo (la superficie coperta dall’immagine è complessivamente 3,6 magiore di un 24×36). La miglior definizione di questo formato influisce particolarmente, risultando preziosa, nel lavoro a colori. Il Formato 6×6 non solo è più facilmente dimensionabile ma è indubbiamente anche migliore per la restituzione della gamma tonale nel B/N e di una cromaticità più fedele nel colore. Le diapositive realizzate in questo formato sono realmente superbe!
Un recente articolo apparso sulla rivista “Reflex” titolava :”Film Ferrania, la sopravvivenza della pellicola ha bisogno del tuo aiuto”.
(Leggi gli articoli cliccando qui Reflex su Film Ferrania). Ciò non poteva non sollecitare l’attenzione del nostro circolo e, come segnalato nell’articolo, abbiamo visitato il sito di Klicstarter. Il sito è dedicato alla raccolta di fondi per progetti di respiro internazionale e, per il nostro caso, riporta una presentazione veramente significativa :
“Siamo FILM Ferrania e qui in Italia stiamo cercando di costruire un nuovo tipo di fabbrica di pellicola per la fotografia e il cinema. Condizione necessaria per essere sostenibile nel lungo termine è questa fabbrica sia autosufficiente ossia riesca a produrre pellicola a colori esclusivamente a partire dalle materie prime. Naturalmente abbiamo un piano affinché questo possa avvenire, ma ci serve il vostro aiuto per superare un ostacolo abbastanza serio. Abbiamo scelto come nostra sede operativa l’edificio che fu il centro ricerca e sviluppo di Ferrania (L.R.F.) e che contiene una versione in miniatura della linea di produzione della pellicola. Il nostro team ha lavorato per oltre un anno per ripristinare e reingegnerizzare questo edificio per renderlo di nuovo produttivo. Il problema è che con l’apparecchiatura in questa configurazione produrre pellicola solamente in piccole quantità e ad un costo piuttosto alto. Per questo motivo abbiamo concepito un progetto ambizioso per una nuova fabbrica che ci consentirà di produrre pellicola a costi più ragionevoli in linea con le richieste che ci stanno arrivando da tutto il mondo….
Un po’ di storia. Ferrania ha prodotto pellicola sia per il cinema che la fotografia fin dal 1923 in provincia di Savona, nel nordovest dell’Italia. Ferrania ha prodotto principalmente pellicole 35mm e 120 per uso amatoriale ma anche fotocamere a basso costo che divennero molto popolari in Italia come accadde per Kodak negli Stati Uniti. Il nome di Ferrania è tuttavia principalmente associato col cinema. Fellini, De Sica e Antonioni realizzarono molti dei loro capolavori con pellicola Ferrania, così come la maggior parte dei film italiani realizzati tra il 1923 e il 1965. Tra il 1964 e il 1999, Ferrania fu sotto il controllo della multinazionale 3M e le vendite delle pellicole proseguirono principalmente utilizzando vari altri marchi di tutto il mondo. Dopo l’uscita di 3M, Ferrania, dismise progressivamente il settore della produzione della pellicola fino ad arrivare al 2010 quando gli impianti furono spenti definitivamente. Nel 2012 i nostri fondatori, Nicola e Marco, bussarono alla porta della fabbrica e la nuova azienda FILM Ferrania, così nominata in omaggio all’azienda originale del 1923, fu pronta a continuare la tradizione Ferrania nel settore fotocolor. Per la storia completa leggete “A Brief History of Ferrania” sul nostro sito web…”
Leggi per intero quanto riportato nel sito cliccando qui ANCORA 100 ANNI DI PELLICOLA ANALOGICA.
Il FOTOCLUB BERGAMO ha aderito all’iniziativa (ed avrà il proprio nome riportato tra i “fondatori”) ed invita tutti i suoi soci e simpatizzanti a fare altrettanto.