Una memoria e un’esposizione da non perdere

Fausto Asperti, figura storica di Bergamo e da tutti conosciuto come Foto Express, si è spento nel 2001 a 76 anni. In oltre 50 anni di attività ha documentato migliaia di eventi con l’amore profondo che lo legava alla città e ai suoi abitanti. Ha fotografato la Bergamo del dopoguerra e la sua crescita.
Collaboratore dal 1957 al 1998 de L’eco di Bergamo, era una figura familiare discreta, che si incontrava ad ogni cerimonia, manifestazione o avvenimento pubblico. Il frutto di questo lavoro sono gli oltre 400 mila negativi, eccezionale archivio di eventi di ogni genere che valorizzano, come testimonianza visiva, un pezzo importante di storia della nostra città.
Fu Mauro Gelfi, il direttore del Museo Storico di Bergamo scomparso nel 2010, a rendersi conto dell’importanza dell’archivio di Fausto Asperti. Non poté prendere visione dell’enorme quantità di materiale ma ritenne fosse necessario tutelarlo al più presto perché rischiava, se non la dispersione, il deterioramento poiché gli eredi non potevano assicurare un’adeguata, e molto impegnativa, conservazione. Incominciò così a formulare progetti per far sì che tutte quelle immagini entrassero a far parte nel patrimonio cittadino. Il sogno di Gelfi divenne realtà nel 2012 quando il sindaco Franco Tentorio annunciò che i 400 mila negativi, frutto di mezzo secolo di attività, sarebbero stati depositati nell’ex monastero di San Francesco in Città Alta, sede del Museo.
Ciò fu reso possibile grazie alla sensibilità della famiglia Sestini che acquisì l’archivio alla sua Fondazione aggiungendola alla non meno importante raccolta di immagini del fotografo Domenico Lucchetti.

Fausto Asperti nel 1966 e il 1967, in occasione del 150° anniversario della morte di Giacomo Quarenghi (1744 -1817), fece due viaggi in Russia per documentare l’attività artistica del nostro grande architetto. A cinquant’anni di distanza, Fondazione Bergamo nella Storia ripropone quegli scatti, conservati nell’Archivio fotografico Sestini. ponendo l’accento sulla percezione poetica del fotografo: nella mostra le immagini delle solenni e celebri architetture quarenghiane si alternano a quelle della Russia degli anni Sessanta, con i suoi anonimi protagonisti colti nei gesti del quotidiano. Lo sguardo di Asperti offre la prospettiva di un Quarenghi in movimento tra il Settecento e la modernità.