L’impressione di nitidezza e di profondità di un’immagine dipendono in gran parte dal contrasto sui contorni. Che una stampa su carta a colori (derivata da negativo a colori) sia in ogni caso meno nitida di una in bianco e nero è inevitabile e la spiegazione sta nel materiale utilizzato nel procedimento stesso. I negativi a colori sono composti di tre strati di emulsioni sovrapposti (oltre a strati supplementari che funzionano da filtro e da maschera), mentre nel bianco e nero la luce deve “lavorare” un solo strato. Già con le vecchie pellicole b/n (con strato doppio o spesso) la nitidezza era minore di quella che si ottiene oggi con le pellicole a strato sottile.
Si potrebbe allora pensare di eseguire stampe a colori partendo dalle diapositive usando le apposite carte a colori invertibili ma il risultato non cambierebbe. I tre strati, oltre a quelli supplementari, delle diapositive sono più spessi di quelli delle negative; e ciò per il fatto che nel materiale per diapositive i tre strati necessari per ottenere una buona saturazione visiva dei colori devono essere più spessi di quelli delle negative; la nitidezza risultante non potrà che essere perciò inferiore di quella ottenuta partendo da un normale negativo a colori.
Un’ulteriore riduzione di nitidezza si avrebbe anche (partendo da diapositive) passando attraverso i cosiddetti internegativi. In questo caso addirittura i difetti si sommano: ci sono tre strati spessi nelle diapositive e poi, sia pur più sottili, altri tre strati nelle pellicole per gli internegativi. La nitidezza, fra questi tre sistemi, è perciò la peggiore. Non ci si deve lasciar ingannare dalla grande nitidezza che si vede nelle diapositive proiettate sullo schermo. La proiezione stessa produce l’impressione visiva di una maggiore nitidezza rispetto a quella delle stampe ma ciò dipende principalmente dal contrasto notevolmente maggiore delle luci di proiezione rispetto a quello, sempre molto più basso, della visione di stampe.